giovedì 3 marzo 2011

Al tappeto

Nel bene o nel male i cambiamenti danno sempre da pensare. In questo caso da quando mi tolgo le scarpe e cammino a piedi nudi o con i calzini sopra il mio nuovo compagno di arredamento. Non sapevo che mettere un tappeto in camera mi avrebbe fatto sorgere certi pensieri, ma i ricordi, si sa, a volte tornano quando meno te l'aspetti. Così mi è tornata in mente la mia camera di quando ero bambina e non abitavo in questa casa di adesso ma in un'altra. Avevo un tappeto là e non l'avrei mai tolto per tutto l'oro del mondo, forse perchè c'è sempre stato, tant'è che neppure ricordo il primo giorno che l'ho messo sul pavimento - magari neppure l'avevo messo io. Ma quel tappeto ogni volta che non era in camera perchè per lavarlo mia madre lo prendeva e lo stendeva fuori per farlo asciugare, mi mancava veramente tanto. La mia stanza senza sembrava veramente vuota, sembrava una stanza ancora più triste di quanto in realtà già non fosse. Avrei tolto e cambiato qualsiasi cosa da lì dentro, quadri, mobili, il mio stereo, la mia tv, ma mai avrei tolto quel tappeto che sembrava l'unica cosa veramente appropriata in quella stanza. Forse perchè aveva tante mie caratteristiche, era un'essere me inanimato e senza voce, ma era comunque una parte di me, dolce, morbida, che non parlava, che rimaneva lì a fissare tutto dal basso all'alto. Ricordo che era rosso con mille sfumature dal giallo al verde con dei disegni a forma di quadri e rombi e che aveva i bordi blu. Ci camminavo, ci ballavo, mi ci sedevo sopra ogni volta che avevo pensieri più o meno lunghi da prendere una pausa e rimanere immobile a pensare. Me ne andai poi da quella casa e passai qua in quella di adesso, passai pure dalla tua nei miei giorni felici. Mi toglievo le scarpe ed entravo perchè così volevi tu, perchè così mi dicevi di fare, perchè casa tua a piedi scalzi era tutto un altro modo di vivere. Me ne sono andata poi anche da quella, letteralmente scalza, in punta di piedi, senza fare rumore, che quasi neppure nessuno se n'è accorto. Del resto il silenzio mi ha sempre giocato brutti scherzi e non è mai stato dalla mia parte, tantomeno in quella che vedono tutti.
Così adesso entro in camera mia da due giorni e da due giorni mi capita di tornare con la memoria nella mia vecchia casa, e in quella tua e al dovermi togliere quello che avevo ai piedi. Uscivo ed erano così neri che per giorni ricordavo di essere stata da te. Uscivo ed ero così nera che quando mi sono giurata di non tornarci più così poi ho fatto. Ricordi di due case diverse ma indelebile sembra ancora quel nero che invece di essermi rimasto sotto i piedi è passato direttamente a stare dentro di me.
Ma ahimè, c'è sempre qualcosa che non vuoi o non puoi togliere dalla tua vita e se dieci anni fa non avrei mai rinunciato al mio tappeto adesso il tutto si ripete e torno pure a metterne un altro perchè del resto, sai, mi mancano le cose di cui non riesco a fare a meno, a partire ultimamente dai fazzoletti, da te e dal mio burro di cacao. Ma da due giorni vedo la mia stanza diversa, vedo il mio passato che non c'è più e invece di piangere sorrido e mi prometto che il nuovo tappeto non deve vedere le mie lacrime che sicuramente in qualche parte del mondo sta ancora assorbendo l'altro, nè tantomeno la mia parte nera, oscura, quella che tu non vedi. Ma forse è perchè tu la cerchi ancora sotto i piedi.

giovedì 3 febbraio 2011

Confusamente. Alt(r)e scelte(r)

Qualcuno le chiama scelte. Chi lo decide quando una scelta è giusta e quando è sbagliata? Io? Dio? Gli altri? Capire che una scelta è giusta a distanza di tempo, o anche al tempo stesso, è forse la domanda che mi faccio più frequentemente. Ma quanto tempo si deve dare al tempo per sapere se quella cosa che stai facendo è giusta? Vorrei chiedertelo se tu fossi ora qua ed aspettarmi una delle tue solite risposte ad effetto che soltanto tu sapresti darmi. Ma non ci sei ed inizio così a chiederlo a me stessa. Ci penso, ci penso su dieci minuti, mezz'ora, un'ora, vaglio ipotesi e nessuna mi sembra la più saggia. Di colpo, però, come sempre, l'illuminazione: se ritornassi indietro con la stessa mentalità di adesso e rifarei la stessa cosa di giorni, mesi, anni fa, allora forse quella sarebbe la scelta giusta. Vorrei soltanto capire quand'è il giusto momento per chiederselo e se quando te lo chiedi è perchè stai mettendo in dubbio qualcosa, o perchè semplicemente va tutto come vorresti e ti chiedi come diavolo sia possibile. O magari vuoi nuovamente cambiare e stai solo cercando dei giusti motivi per farlo.
Era circa un anno fa e dopo una decisione cambiò tutto il mio anno a venire. Ci ho ripensato facendo non uno, ma cento passi indietro per capire se avessi fatto la scelta giusta e mi sono accorta, al centesimo passo, che non lo era. Forse, però, avevo soltanto sbagliato strada. Evidentemente la scelta era giusta, ma era il modo di intraprenderla che era sbagliato. Un po' come quando vuoi fare un viaggio e decidi di partire, ma sbagli treno e arrivi da un'altra parte. Pensandoci tante volte tornerei indietro e farei di nuovo trecento viaggi, giusti o sbagliati che siano.
In fin dei conti tutti avranno sempre un'opinione, sia che decidi di partire sia che decidi di restare, per qualcuno sarà sempre giusto e per altri sarà sempre sbagliato, così che tutti avranno sempre un punto di vi(s)ta.
Del resto la vita non è altro che una questione di punti di (s)vista e di treni che, se sono partiti, sono arrivati nel posto dove volevi arrivare.

domenica 16 gennaio 2011

Gabbie di libertà

Ho sognato che mi dicevi che quello che stavamo mangiando sapeva di gabbia. Ho parafrasato il tutto, da sempre faccio sogni strani.
Ma ho capito cosa volevi dire. Perchè ormai per capirti devo soltanto sperare di sognarti e sperare che tu mi mandi uno dei tuoi soliti messaggi in codice, interpretativi, criptici, strani. Come te del resto. E io sto diventando come te. Così che ho finito per capirti. Ma il capire è diverso dall'approvare. Io capisco ma non approvo. E da mesi capisco che siamo finiti in una gabbia, una gabbia grandissima che non ci lascia uscire, perchè del resto ci siamo finiti tutti (e due). La libertà è un limite. La gabbia è un limite. E noi viviamo imprigionati nei nostri sogni sperando che un giorno tutto migliori, ma intanto, dalle grate, continuiamo a tenerci d'occhio. E tutto il cibo che mangiamo è quello che siamo, tant'è che vado avanti a mangiare cose dolci nella speranza o nell'illusione che qualcuno possa venire a portarmi la dolcezza che da sempre mi manca. E mi sfogo sul cibo non ingrassando, perchè ormai il volume non me lo portano neppure più i complimenti, tipo i pavoni quando si gonfiano.
Tutto sa di gabbia e hai ragione tu. E io continuo a capire ma a non approvare, mentre tu continui ad approvare senza capire. Finisce di nuovo che tutti e due abbiamo ragione, finisce di nuovo che mi sveglio e tu non ci sei, finisce di nuovo che la voglia di dimenticarti non è mai abbastanza forte tanto quella di cercarti ancora. Siamo rinchiusi, è vero, e nessuno di noi ha ancora trovato la chiave per uscire. Ma del resto non è neppure detto che qualcuno non l'abbia già buttata via.

martedì 4 gennaio 2011

2011 prove - un solo cambiamento

‎E così ho cambiato anche la disposizione dei mobili,
ho fatto prove su prove per vedere quale fosse il posto migliore per far sì che tutto potesse avere un senso. Ma non serve a niente se quando manca qualcosa non è l'ordine, ma tutto quello che ormai non c'è più.

mercoledì 29 dicembre 2010

Accordi di sol

I giorni di festa hanno la particolarità di far sentire meno sole le persone sole e più felici le persone felici. Praticamente sono giorni direttamente proporzionali per tutti, ed è forse per questo dato in comune che dovrebbe vigere l'idea del "siamo tutti più buoni". Peccato che non sembra andare così neppure per le condizioni atmosferiche e le previsioni astrologiche che, come ogni Dicembre che si rispetti, che ci si creda o no, buttano merda su ognuno di noi. Che provenga dal cielo o direttamente dalle stelle. Fortunatamente, però, ci salva l'unica stella in cui credo, quella che stranamente continua a rimanere presente anche in giornate fredde e assurde come queste. Il che, appunto, ha i suoi controsensi già a partire dal nome. Noto soltanto oggi che il sole è singolar(ment)e plurale.
Eppure è uno solo. Eppure è maschile. Ma non era una stella? Eppure lo vedi di giorno. Ma le stelle non erano di notte? Già. I paradossi non sono soltanto in terra - e purtroppo non sono neppure presenti solamente nei giorni di festa.

martedì 21 dicembre 2010

Le parole che non ti ho detto

Avrei voluto dirti molte cose. Certo, alcune te le ho anche dette. E chi se ne importava se le capivi o no. Io avevo comunque la coscienza pulita di aver parlato chiaro. Lo so che avresti voluto sapere cosa mi piace di te.
Ci ho pensato, ci ho pensato un bel po', ma mi veniva in mente soltanto qualcosa di banale e scontato, quello che forse già gli altri avrebbero detto. Allora ho pensato che di te mi piacciono i tuoi difetti.
Mi avresti guardato con gli occhi contenti, avresti sorriso.
"Tu sei malata", avresti detto. "Sì, lo so. L'amore è una malattia".
Te ne saresti andato e chissà se ti avrei rivisto ancora.
Così ho vomitato tutte le belle parole, le ho buttate nel cesso e ho tirato forte lo sciacquone. Adesso, se le rivorremo, dovremo andare a ricercarle nell'acquedotto di questa città; ogni giorno che passa, però, se ne andranno sempre più lontane, chissà che non arrivino, prima o poi, in un mare pulito. Ma a te piace giocare sporco e sono rimaste tutte a galleggiare nello scarico del mio wc.

mercoledì 8 dicembre 2010

In secoli dei secoli - Amen

Il mondo è sempre stato una continua lotta tra il bene e il male.
Nei films, nella realtà, nei videogiochi, dappertutto. E lo è sempre stato fin da quando veniamo al mondo. Per chi è cattolico pare infatti che la Chiesa ci abbia sempre fatto credere che nasciamo con un peccato originale. Quindi in definitiva nasciamo colpevoli per qualcosa. Dico, non sono neppure nata e già ho sbagliato. Assurdo. Ipotizziamo che se anche fossi vissuta in un'altra vita avrei sbagliato qualcosa, ora arrivo in questa e devo scontare la precedente per colpa mia, di Adamo o di qualche altro Santo stia in cielo o in terra. Anche se poi alla base di tutto la colpa è soltanto di Adamo. Ma tant'è.
Per chi invece è ateo esiste comunque, oltre la Chiesa, qualcun'altro, gente comune, che sostiene che viviamo in un mondo di buoni, buoni a prescindere, che a volte commettono degli errori e diventono cattivi, quindi peccano ok, ma fondamentalmente rimangono dei buoni con una sorta di "rimando a Settembre". Balle. In realtà siamo tutti cattivi e le poche azioni che compiamo da buoni mi stupiscono assai, perchè come percentuale nel mondo vedo soprattutto azioni illegali, scandali, omicidi, furti, stragi, cose brutte. E non può essere che siano tutti buoni che sbagliano o qua bisogna definire nuovamente la distinzione tra il bene e il male. Principalmente il punto sarebbe capire perchè uno rimane buono e perchè un altro diventa cattivo. O magari anche viceversa, certo, perchè no. Ma tutto ciò non può neppure dipendere solamente dalle situazioni personali che ha passato, o a quest'ora penso che sarei diventata una serial killer. Chissà. Forse è tutto scritto in quella cosa che chi se ne intende chiama DNA e alla fine, alla maggiorparte delle persone, non resta altro che quel nome per trovare una soluzione a tutto.
Del resto quando sembra che non ci sia una ragione, è perchè ce n'è sempre più di una.